Vision

Qualcuno in Italia pensa che il Management Didattico in ambito universitario sia solo una delle tante macchine burocratiche della Pubblica Amministrazione. Come tale quindi, più è invisibile tanto più essa è di buona qualità. Si sbagliano. E' una macchina nuova che non può essere paragonata alle altre. E' una macchina costosa e, come quelle giapponesi o tedesche, non da problemi nel breve periodo. Si può quindi usare a lungo e in tranquillità. E' quello che è accaduto per la durata dei Progetti Campus. Ma, anche se a una distanza temporale enorme da quelle italiane, alla fine anche le macchine giapponesi hanno bisogno di manutenzione e quindi investimenti. E questi non possono essere fatti in economia vista l'"esoticità" della macchina e il costo dei "ricambi". Proprio l'invisibilità di questa macchina anzi è stata la sua pietra tombale. Presi dall'entusiasmo e la passione per il proprio lavoro, i Manager didattici non hanno affatto curato la propria visibilità, ingenerando, negli amministratori che si sono succeduti nel tempo, la convinzione che fosse una macchina semplice da gestire e che potesse continuare a camminare anche solo per inerzia. Anche chi è alle prime armi nella conduzione di una macchina sa che, arrivati sulla cima del dosso, poi si può viaggiare in discesa con poca energia. Per un tratto l'abbrivio permette di continuare il cammino anche in pianura. Ma alla prima salita impegnativa la macchina, privata del motore del Management Didattico, si ferma. Il rischio grosso poi è che essa torni anche indietro vanificando tutto ciò che si è acquisito durante il percorso. I Rettori e i Direttori Generali passano, i Manager Didattici (con nomi diversi) restano. Purtroppo la storia di chi ha permesso alla macchina di viaggiare spedita,  troppo spesso non viene tramandata (a volte volutamente) e viene dimenticata. Ma i Manager Didattici non dimenticano che hanno fatto la storia, sulla loro pelle. Li si può umiliare togliendogli il ruolo, facendo finta che siano uguali a tutti gli altri dipendenti universitari, che la loro professionalità può essere vicariata da personale precario. Ma alla fine i nodi vengono al pettine. Solo la loro resilienza gli ha permesso di sopravvivere, ma la loro dignità calpestata è dura a morire. E' ora di rialzare la testa.

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